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efficacia personale, propositi di inizio anno, automotivazioneCapodanno, si sa, è la festa dei buoni propositi: moltissimi infatti, stappando la bottiglia allo scoccare della mezzanotte decidono che questo sarà l’anno del cambiamento che tanto desiderano, rispetto ad abitudini consolidate e che, per vari motivi, vorrebbero perdere.

Chi si ripromette di smettere di fumare, chi di portare a termine una dieta, chi di andare a correre almeno due volte a settimana, chi di spendere meno in shopping, ecc.

Eppure, più che mai il detto risulta azzeccato, molto spesso “i buoni propositi nascono all’alba e muoiono all’aurora”.

Che cosa fa sì che spesso le nostre buone intenzioni si infrangano in pochi giorni, al massimo poche settimane? Se è vero che il raggiungimento di questo obiettivo è qualcosa che desideriamo, che sappiamo farci bene, che vorremmo davvero avere, perché non riusciamo a portarlo a termine?

Mutuo da alcuni testi del noto psicoterapeuta Giorgio Nardone 5 “trappole mentali” che spesso determinano il fallimento degli impegni che ci prefiggiamo di perseguire.

Prestarci attenzione può aiutare a non far crollare il vostro castello di buoni propositi.

  1. più è vietato, più lo desidero: diceva Bertoldo che il modo migliore per far fare qualcosa a qualcuno è vietarglielo. È esperienza comune il cosiddetto “fascino del proibito”, per cui quanto più un divieto diventa stringente, tanto più forte è la tentazione di violarlo.

    Questo fa sì che molti impegni di rinuncia finiscano per rendere ancora maggiore il desiderio per il “frutto proibito”, rendendo ancora più difficile resistergli;

  2. il successo apparente: dice il detto che i buoni propositi nascano all’alba e muoiano all’aurora, ma le cose non stanno sempre così: se l’obiettivo che ci si pone è profondamente desiderato, si riesce a tenere duro fino ad ottenere i primi risultati significativi, anche a costo di sforzi considerevoli. A questo punto, però, possono subentrare diverse trappole: sentire che il problema è ormai alle spalle, dirsi che “a questo punto posso anche concedermi una piccola concessione-premio per i miei sforzi”, o semplicemente iniziare a sentire l’impegno come meno desiderato. Questo fa sì che i risultati ottenuti vengano poi rapidamente persi, facendo abbandonare ogni proposito virtuoso.

  3. Esaurimento forze e ribellione: correlato con il precedente, del quale può essere anche una variante più estrema, questa trappola potrebbe essere definita come quella “dell’azione e reazione della motivazione”. Ci si impegna allo stremo delle forze in un obiettivo importante, resistendo anche alle prime tentazioni di cedimento, fino a rendersi conto che quella che pensavamo essere una fatica a tempo determinato, diventa invece una corsa infinita. A quel punto, esausti e frustrati, “scoppiamo e rimbalziamo sul versante opposto” e, per dirla con Oscar Wilde, per liberarci di una tentazione ci abbandoniamo totalmente ad essa, perdendo in rapido tempo tutti i benefici ottenuti.

  4. i costi imprevisti del sacrificio: se si ha un “vizio”, uno sfizio, o un’abitudine insana ma a cui si è affezionati, è perché, in fondo, una parte di questo piace, appaga. La perdita di questo sfizio, soprattutto nelle prime fasi del proposito, quelle generalmente più intransigenti, fa sì che assieme a ciò che vorremmo togliere eliminiamo anche il “correlato piacevole”. Questo non solo abbassa la soddisfazione per i risultati ottenuti, e quindi la motivazione, ma potrebbe renderci anche meno popolari agli occhi di chi, magari, condivideva con noi quel lato piacevole dell’esperienza, aspetto non irrilevante quando questo è qualcuno che non vogliamo perdere.

  5. L’escalation del fare e disfare: ho tenuto questa trappola per ultima perché talvolta, più che un meccanismo a sé stante, rappresenta un tentativo di riparazione al fallimento di un percorso per l’insorgere di uno dei meccanismi precedenti. È frequente l’idea che, in seguito ad una caduta non sia sufficiente riprendere il percorso precedente come prima, ma “darci una piccola multa” per dissuaderci dal cadere un’altra volta. Questo però avrà come conseguenza inevitabile il fatto di trovarci di fronte ad un ostacolo ancora più impegnativo del precedente, dietro al quale possono esserci due esiti infausti: il fallimento o… il successo.

    Cosa rende infausto il successo? Il fatto che, essendo ottenuto con sforzo eccezionale può farci venire maggior voglia di ricompensarci in qualche modo… magari una delle piccole deroghe del secondo meccanismo presentato.

Se ti sembra di riconoscere in alcuni di questi meccanismi dei trabocchetti mentali nei quali ti è capitato di cadere, nell’articolo seguente puoi trovare 5 suggerimenti (+1) da tenere a mente per provare a superare le trappole e riuscire a rimanere in linea con il tuo obiettivo, migliorando la tua efficacia personale.

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