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insideoutInside-out è certamente il film del momento: commentato, criticato, citato da più parti, questo film d’animazione ha incontrato da parte di molti un plauso (a mio parere, meritato) per l’originalità e l’efficacia con cui tematizza un mondo che tutti vivono, quello delle emozioni, ma che raramente viene rappresentato con tanta efficacia.

Il cartone animato targato Disney-Pixar che rappresenta il mondo interiore di una ragazzina di undici anni alle prese un doloroso trasferimento in una nuova città, è riuscito nell’originale compito di personificare le emozioni dando a ciascuna di esse un viso, un ruolo, una personalità, mettendo in scena quel mondo che generalmente è osservato ed approfondito solo da psicologi, psichiatri, pedagogisti e simili.

Premesso che, ovviamente, come per ogni riproduzione cinematografica (e non solo) alcune  semplificazioni sono inevitabili, così come la presenza di elementi pensati al solo scopo narrativo, da psicologo e genitore ho trovato estremamente interessanti alcuni spunti che questo cartone animato propone.

Tra i tanti, ho pensato di condividerne in particolare 3.

inside outLa rivincita della tristezza.

Non so quante volte in stanza di terapia, e non solo, mi sono trovato a sostenere che la tristezza non è una malattia, né un sintomo, che essere tristi non significa essere depressi, che esiste una depressione normale, ovvia, sana, importante, certamente dolorosa ma della quale abbiamo bisogno.

So ovviamente di non essere l’unico, ma spesso ho la sensazione che questa affermazione sia una sorta di battaglia ad armi impari, quando poi nella quotidianità il messaggio a cui siamo tutti sottoposti è che bisogna essere performanti, brillanti, attivi e poco addolorati: tutti modi con cui si fa coincidere la tristezza con un problema, qualcosa da rimuovere.

L’impero della gioia viene fortemente messo in crisi in questo film, come efficacemente viene mostrato in molte scene in cui è la tristezza a far star bene, mostrando il valore che ha, il beneficio che genera, la ragione per cui la selezione naturale non ha cancellato ma preservato e perfezionato questa fondamentale emozione.

 L’equiparazione mondo interiore adulti e bambini.inside out

Tra le scene più esilaranti del film ci sono senza dubbio i siparietti di quello che accade nel cervello dei personaggi (adulti, bambini… e animali). In queste scene non si può non notare come le somiglianze tra i diversi mondi interni siano assolutamente maggiori delle differenze, affidate a dettagli trascurabili. I protagonisti del mondo emotivo non solo sono gli stessi, ma hanno anche lo stesso aspetto, la stessa faccia, la stessa personalità. Ciò che cambia è solo la consolle (come si vede nel finale).

Anche questo dettaglio mi pare offrire uno spunto importante, soprattutto in relazione al rapporto genitori-figli, o educatore-bambino. Molto spesso in questi contesti si assiste alla percezione di un’asimmetria nella competenza relazionale ed emotiva: “non so quanto il bambino capisca di quello che succede”, “non gli diciamo niente di questo, tanto non capisce”.

Contrariamente a quanto si pensi, la mente è competente e capace di interagire ed elaborare informazioni sin dalle primissime fasi di vita del bambino, momenti in cui, anzi, è iper-recettiva verso ciò che accade intorno. Certo un bambino non conosce alcuni meccanismi del funzionamento sociale, alcune prassi di vita, ma è invece assolutamente capace di comprendere le situazioni che accadono intorno a lui, ivi comprese le reazioni emotive delle persone che lo circondano. Anzi: ha bisogno di farlo, perché la sua vita in quel momento dipende molto di più da loro che non nelle età seguenti.

La sua “attrezzatura mentale” è già pronta per affrontare, con il nostro aiuto, ciò che accade, comprenderlo, e incamerarlo nella sua esperienza di vita.

insideoutLa maturità passa dalla visione complessa ed articolata del mondo.

Una delle ragioni per cui ho pensato di destinare questo articolo a chi il film lo ha visto è… che svelo il finale: la visione iniziale per cui esistono ricordi luminosi e ricordi bui, viene superata da una più articolata, nella quale nel finale si scopre come ogni esperienza vede un compenetrarsi di vissuti diversi. Molto spesso questa semplice osservazione sfugge non solo nell’infanzia, ma anche a noi adulti nel momento in cui non cogliamo la complessità di alcune esperienze che viviamo, sentendone magari le conseguenze dentro di noi, ma non rendendocene conto.

Sono le volte nelle quali sentiamo qualcosa ma non capiamo cosa sia e perché, le situazioni nelle quali riusciamo ad etichettare un’emozione solo come “ansia”, o “stress”, o “male”… perché non cogliamo gli aspetti di preoccupazione, di rabbia, di dolore che questo porta con sé.

Per dirlo con le immagini del film, nella nostra mente la memoria delle nostre esperienze non è conservata in sferette monocrome, ma dentro sfere vive, multiformi, connesse e dialoganti tra loro.

Cogliere questo aspetto è ciò che porta spesso a superare nuclei dolorosi, permettendoci di trovare nuovi modi di affrontare l’esperienza, nella consapevolezza delle molteplici sfaccettature che essa comprende.inside out

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